Conviene di più investire i propri risparmi in un conto deposito o in Buoni del Tesoro Poliennali? Abbiamo analizzato i costi, rendimenti, durata e sicurezza di ciascuna soluzione così da permetterti di individuare l’investimento più adatto alle tue esigenze.
I piccoli risparmiatori sono abituati ad assimilare per analogia e appartenenza a una stessa categoria i vari strumenti finanziari che hanno a disposizione per cercare di far fruttare i propri risparmi.
Per questo i Btp vengono spesso affiancati a delle soluzioni che non sarebbero nemmeno paragonabili, dal momento che si tratta di strumenti con caratteristiche e funzionamento completamente diverso: uno dei casi tipici è rappresentato da Btp e conti deposito.
L’unica cosa che accomuna queste due forme di investimento, è che sono generalmente considerati a basso rischio, anche se questo è solo parzialmente vero per i Btp, poiché maggiore è la durata di un investimento, e maggiori sono i rischi ad esso collegati, e i Btp possono arrivare fino a 30 anni.
Caratteristiche dei Btp
L’emissione dei Btp è garantita dallo stesso Stato, che ne è anche l’emittente, per cui il rating che li accompagna è quello attribuito allo Stato italiano. La loro durata è necessariamente “poliennale” e non possono avere durata inferiore ai 3 anni (ad ogni emissione si specifica la durata e il tasso di interesse che viene pagato semestralmente ma il cui calcolo è su base annuale).
Il tasso di interesse è fisso, oppure può essere indicizzato ma deve essere comunque accompagnato anche da un tasso fisso di rendimento minimo garantito. Il funzionamento dei Btp è lo stesso delle obbligazioni, quindi si tratta di titoli di debito che vengono emessi, con la modalità dell’asta nella prima emissione, ma che poi vengono successivamente negoziati sul mercato MTS.
Le negoziazioni vengono aggiornate ogni 15 minuti e il valore dei Btp va incontro a forti oscillazioni del loro ‘valore/prezzo’ che a sua volta dipende da molti fattori:
l’andamento del tasso di interesse (al crescere di questo il prezzo dei Btp tende a diminuire);
la vita residua del Btp (ovvero quanto tempo manca alla sua scadenza e in questo senso più ci si avvicina alla scadenza e maggiore tende ad essere il suo valore, soprattutto per la presenza dei ratei di interesse maturati);
l’apparente solidità di cui gode in quel momento lo Stato Italiano.
I Btp vengono emessi con valore nominale 100 e nel momento della loro scadenza 100 è il valore che viene recuperato (che corrisponde al prezzo di acquisto), ma se viene venduto prima della scadenza si può andare incontro ad un rimborso pagato da chi lo acquista inferiore al prezzo pagato in precedenza, ma sul quale va aggiunto il rateo degli interessi maturato fino a quel momento.
I rendimenti dei Btp sono stati, a partire dagli anni ’90, sempre meno elevati e se si considera il rapporto tra gli interessi che vengono incassati (non bisogna dimenticare che generalmente il tasso di interesse è fisso e quindi non tiene conto della inflazione) e il valore eventualmente recuperato alla scadenza dopo almeno 7 anni (per cominciare a vedere degli interessi minimamente apprezzabili), non essendo indicizzati, è davvero difficile poter pensare ad un effettivo rendimento valido.
La media dei Btp in circolazione con durata superiore o pari ai 7 anni infatti paga tassi di interesse del 5% lordo. I Btp hanno inoltre bisogno di un deposito titoli dove mantenerli, e sul quale vanno calcolati i costi del canone per il conto titoli e l’imposta di bollo.
Caratteristiche Conti deposito
I conti deposito rappresentano un modo abbastanza spicciolo usato dalle banche per raccogliere liquidità da utilizzare nel medio/breve periodo. Questo spiega il perché i tassi sui conti deposito tendono ad aumentare nei periodi in cui le banche hanno difficoltà di liquidità, e diminuisce quando questa esigenza è meno impellente.
I conti deposito non rappresentano un investimento soggetto a quotazione e negoziazione e l’unica variabile è legata al tasso di interesse applicato, anche in questo caso in misura fissa, e se si preferisce un conto deposito libero o vincolato (e per quest’ultimo la durata del vincolo va da un minimo di 2 mesi).
Quindi quello che può variare è la remunerazione, mentre il capitale investito non subisce nessuna oscillazione se si garantisce la giacenza delle somme depositate fino alla scadenza pattuita.
Anche in questo caso ci sono i costi legati all’imposta di bollo, ma la maggiora parte dei conti deposito è completamente gratuita non prevedendo spese fisse o canoni di tenuta conto.
In più nel rapporto Tasso/ durata dell’investimento, considerato che per tassi non promozionali e un vincolo a 24 mesi (che è inferiore ai Btp con durata minima di 3 anni e tasso di interesse che va dal 3 al 4% di media) il tasso di interesse per i conti deposito è di circa 2,5%, anche la forbice sul calcolo della convenienza economica si assottiglia in modo notevole.