Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è l’indicatore di crescita economica più utilizzato. Viene pubblicato su base trimestrale. Il dato definitivo viene fornito con 3 mesi di ritardo, ma è preceduto da due stime preliminari mensili.
Il suo andamento ha un forte impatto sui mercati obbligazionari ed azionari. Sui primi un aumento del PIL viene visto male, specialmente se a ritmi troppo sostenuti, poichè può portare surriscaldamento dell’economia e aumento dei tassi di interesse, che hanno un impatto negativo sulle quotazioni.
Sull’azionario invece l’impatto è positivo, poichè un aumento del PIL dovrebbe comportare aumento degli utili aziendali e quindi dei prezzi dei titoli. Ovviamente un’espansione economica eccessiva può condurre ad inflazione, per cui in tal caso la relazione si inverte.
Siccome il PIL è un indicatore complessivo che inoltre viene calcolato con un certo ritardo, si punta l’attenzione anche su altre variabili che riflettono particolari componenti del PIL. Alcune di esse si presentano come indicatori leading, ossia che sono in grado di anticipare la futura evoluzione del PIL. Una considerazione molto importante è che il PIL dipende dall’evoluzione della domanda aggregata. A livello macroeconomico infatti vale la seguente relazione:
PIL (Offerta) = CONSUMI + INVESTIMENTI (Domanda) + VARIAZIONE SCORTE + EXPORT NETTO
Pertanto l’analisi delle componenti della domanda può indicare la possibile evoluzione del PIL.